Eccomi: quello di quasi sempre...

Vorrei andare controcorrente ma non riesco ad entrare nella presa.
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martedì 11 maggio 2010

Ring of fire

Salve gente, vi va se oggi parliamo di eroi? Io dico che vi va."A volte è davvero dura rialzarsi, a volte vorresti stare al tappeto per non prenderne più."
Questa è una di quelle frasi che uno come Emile Griffith non avrà mai pensato in tutta la sua vita.

Lui era un duro. Lui era uno di quelli veloci e potenti. Lui era uno di quelli che non si fanno mettere mica al tappeto dall'ultimo arrivato. Era un eroe. Uno di quelli che sa di non poter stare peggio di come è stato e per forza di cose parte con 15 punti avanti. Lui era uno di quelli che alla prova del peso prendeva tutti gli insulti e le provocazioni per poi trasformarli in scariche di pugni qualche ora dopo.
Nato a Saint Thomas nelle isole Vergini nel 1938. Da una madre che probabilmente se avesse avuto dei guantoni da indossare avrebbe abbattuto chiunque avesse provato a sfidare il figlio. La International Boxing Hall of Fame lo ha riconosciuto fra i più grandi pugili di ogni tempo. All'età di 26 anni fu eletto pugile dell'anno dopo aver vinto  nel 58 i "New York golden gloves".

Ma a mio avviso la sua immensa forza stava da un'altra parte. Deve essere davvero dura farsi strada a suon di pugni tra i pregiudizi della gente che ti reputa uno "sporco negro" o un "maricon". Si proprio così fratellino dalla battuta facile. Emile Griffith uno dei più grandi pugili di ogni tempo era omosessuale. Uno dei pochi che osò stuzzicarlo chiamandolo proprio "maricon" alla prova del peso fu Benny Paret, certo l'insulto non era niente di nuovo ma il nostro Emile non la mandò giù e giunto sul ring picchiò il suo avversario fino a ridurlo in uno stato di semi-incoscienza.
video Griffith vs Benny Paret
Qualche giorno dopo, precisamente 9, Paret morì in seguito ai colpi presi durante il match. Griffith quell'anno vinse il titolo di campione del mondo dei pesi medi. Il "titulo" gli fu portato via pochi anni dopo da un italiano, si proprio così, uno di noi. Un certo Nino Benvenuti che gli rubò il titolo due volte in tre match tra il 67 e il 68. Se ne diedero di santa ragione in tutti i modi possibili e immaginabili ma alla fine Nino riuscì a fare suo il titolo.
Oggi Lui, Emil,e sta lottando contro una cosa forse più grande di lui. Il morbo di Alzheimer, ha bisogno di un sacco di aiuti economici e medici. Lui  non cade, Lui resta in piedi, Lui non molla. Ma fino ad ora nessuno ha potuto aiutarlo, nessuno tranne uno: Nino Benvenuti. Il suo avversario di sempre, quello che gli ha portato via il titolo (per due volte), adesso lo sta aiutando nella vita. Avversari in un quadrato ma amici fuori, è questo quello che lo sport dovrebbe insegnare a tutti noi. A me sembra che il nostro sport ci aiuti solo ad avere dei nemici delle persone contro cui combattere, delle persone da insultare e contro ui infierire, dentro e fuori dai quadrati. Questo non è sport ma è violenza, è una guerra; la guerra a me fa schifo. Io spero tanto che Griffith ce la faccia a RESISTERE a questa sua malattia e dal mio piccolo vorrei dedicare una cosa a quei due, ormai vecchietti. La dedico a loro e a tutti quei campioni che riescono a far capire a noi comuni mortali quale sia la vera anima dello sport, solo voi siete i veri eroi.

"Heroes" - David Bowie.

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